DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO: DOMENICA DEL BATTESIMO DI GESÙ



Terminate le celebrazioni natalizie, oggi la Liturgia ci fa celebrare il Battesimo di Gesù. E’ l’inizio della sua vita pubblica, dopo circa 30 anni di vita di nascondimento nella casa di Nazaret, dove crebbe in obbedienza a Maria e a Giuseppe. Per essere l’’inizio del ministero pubblico del Figlio di Dio è ben misero il modo con cui si presenta: in fila con i peccatori per ricevere anche lui il battesimo di Giovanni: è la scelta di far parte della povera gente, i peccatori, e quindi di tutti noi: lui innocente, ma per portare su di sé il peccato di tutti.

Umiltà e vittima innocente saranno una scelta per tutta la sua vita, una scelta che coincide con il compimento della volontà del Padre, e su di lui il Padre esprime già da ora il suo compiacimento: “Tu sei il Figlio mio, l’amato; in te ho posto il mio compiacimento”.

Significativo che, dopo il Battesimo, Gesù si soffermi in preghiera: come per esprimere il legame intimo e profondo fra quel Battesimo appena ricevuto e che indicava l’inizio pubblico della sua missione, e il Padre che lo ha mandato.

Umiltà, nascondimento, vittima innocente che liberamente si dona per tutti: su questi atteggiamenti il Padre esprime la propria approvazione: ora lo fa con le parole che si odono dal cielo; lo farà compiutamente con la risurrezione di Gesù, quando lo costituirà Signore su tutto e su tutti.

Il Battesimo di Gesù ci porta a riflettere anche sul nostro Battesimo.

Il contrasto fra il Battesimo di Giovanni Battista dato nell’acqua e quello di Gesù dato nello Spirito Santo e nel fuoco fa pensare: il primo a qualcosa di esterno che, come l’acqua, lava ma non trasforma, il secondo a qualcosa che segna profondamente la persona, come un marchio a fuoco: chi lo riceve è reso partecipe della vita stessa di Gesù: riprendendo un’immagine molto espressiva usata da Gesù nella quale diceva di essere lui la vita e noi i tralci, possiamo dire che la linfa che dalla vite passa ai tralci è lo Spirito Santo.

Se possiamo chiamare Dio con il nome di Padre è perché è lui per primo a chiamarci figlio e a renderci tali perché partecipi della vita stessa del suo figlio Gesù.

A questo modo, il Battesimo di Gesù ci ricorda che anche il nostro Battesimo è una partecipazione alla sua vita e alla sua missione.

Quello che abbiamo ricordato di Gesù: umiltà, nascondimento e vita donata devono caratterizzare anche la nostra vita, così che il Padre possa esprimere il suo compiacimento anche sui figli che siamo noi.


Don Gabriele

Vicario parrocchiale

 

 

 

 

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