VENDROGNO – La prossima settimana si commemora don Luigi Melesi in occasione del 6° anniversario della sua morte. Mercoledì 10 luglio, alle 19, lo si ricorderà nella celebrazione della Santa Messa nella chiesa parrocchiale di San Lorenzo di Vendrogno, dove don Luigi è sepolto nella cappella dei salesiani del cimitero locale.
Venerdì 12 luglio, con inizio alle 20.45 al teatro dell’oratorio di Primaluna, si racconterà la storia di don Luigi Melesi, salesiano valsassinese di Cortenova, attraverso le testimonianze di chi ha ‘camminato’ con lui nelle vicende del suo vissuto storico.
“Una commemorazione in Valsassina – scrive Valerio Ricciardelli – perché la Valsassina è una terra ricca di grande salesianità, mantenuta viva dai ricordi dei tanti ex allievi salesiani di cui citiamo, in particolare, l’impegno dell’associazione del Collegio Giglio di Vendrogno. La Valsassina è una terra dove l’apostolato di don Bosco e il suo metodo educativo sono disseminati anche nell’intitolazione di alcune strutture educative e scolastiche. Potremmo dire che don Bosco non è una figura sconosciuta in terra valsassinese, tutt’altro, e l’attualità e la vivacità del suo sistema educativo sono state proseguite nel tempo dai tanti salesiani valsassinesi appartenenti alla Congregazione. Don Luigi Melesi è uno di questi, che ha applicato il sistema educativo di don Bosco in contesti molto complicati. Ne scriveva in una sua testimonianza il precedente rettor maggiore, don Pasquale Chavez, che indicava don Luigi una “figura morale, pedagogica ed educativa che spicca, esempio nell’Ispettoria lombardo emiliana e molto apprezzato nella Chiesa Ambrosiana, con grande stima da parte del cardinal Martini”.
“Don Luigi Melesi è nato a Cortenova, in una famiglia dove la vocazione salesiana era nel DNA dei suoi componenti: uno zio vescovo salesiano missionario, una zia suora missionaria, padre Pedro, il fratello salesiano missionario in Brasile, così come suor Angela, una sorella salesiana missionaria anch’essa in Brasile. Una famiglia completa dedicata alle missioni di don Bosco – prosegue Ricciardelli – Non dobbiamo dimenticare che il prossimo anno sarà il 150° anniversario della fondazione delle missioni salesiane e la Valsassina, con tutti i suoi missionari salesiani avrà l’occasione di riscoprire e ricordare la storia di questi illustri cittadini applicati al servizio dei più bisognosi”.
“La ‘terra di missione’ di don Luigi è stata invece, dapprima, la casa di rieducazione giovanile di Arese, voluta dall’allora cardinal Montini, poi Paolo VI, e nei 30 anni successivi il carcere di S. Vittore dove è stato cappellano. Anche dopo i suoi incarichi, interrotti per gravi ragioni di salute, ha continuato ad essere il padre, l’amico, l’ascoltatore, il testimone credibile di quella umanità con cui ha vissuto e camminato nel suo apostolato. Quando nel maggio del 2010, don Luigi, ripresosi faticosamente dall’aneurisma che lo aveva mandato in coma, rientrò a San Vittore per la celebrazione di una messa, una folla di centinaia e centinaia di detenuti, gli ‘ultimi della città’, si trasformò in tripudio collettivo. Da mesi don Melesi era atteso da loro con un cartello grande, enorme, con scritto: ‘Don Luigi preghiamo per te'”, conclude Ricciardelli.