ALESSANDRO GOGNA IN CATTEDRA RACCONTA L’ALPINISMO TRA LIBERTÀ E RESPONSABILITÀ



CREMENO – Libertà e responsabilità. Di questo si è parlato ieri sera 16 luglio presso la Villa Carnevali di Maggio. Non c’era una lezione su Kant, ma Alessandro Gogna – arrampicatore di fama mondiale e scrittore – che nell’ambito della rassegna “Montagna Viva” ha fatto un intervento che ha deciso di intitolare “Alpinismo e libertà”.

Già, perché secondo lo scalatore genovese “l’alpinismo è prima di tutto libertà, è una delle poche manifestazioni di libertà che ancora possiamo permetterci. L’alpinismo è nato come libertà dello spirito, di avventura, libertà di uscire dal seminato, per avventurarsi in un mondo completamente diverso. Ma questa libertà – prosegue Gogna – oggi è minacciata in maniera a volte subdola e a volte evidente, con ordinanze e divieti, dalla società in cui viviamo e dalle sue contraddizioni”.

Non resta sul vago l’alpinista e spiega: “già negli anni ’80 una nota marca di orologi promuoveva i suoi prodotti con il volto di arrampicatori e atleti di fama e il motto ‘No Limits’,” e anche oggi molte aziende di articoli sportivi e non solo basano la propria pubblicità sull’idea di poter superare i propri limiti grazie allo strumento che si vuole vendere.”

alessandro gogna maggio 2“Da una parte la filosofia del ‘no limits’, dall’altra però c’è una società che insiste sulla sicurezza come se questa fosse un’ossessione. Certo che alcuni criteri vanno rispettati: sul lavoro, a scuola, nella vita sociale. Ma la sicurezza in senso generale è diventata un’ossessione, un insistere continuo che porta al moltiplicarsi delle assicurazioni, alla frenetica ricerca della responsabilità in senso giuridico”. Come questa ossessione possa conciliarsi col “No limits” è il problema che questa sera si è cercato di affrontare.

Per iniziare a fare chiarezza Gogna parte da un punto fondamentale: “essere sicuri al cento per cento in montagna – come in auto o in altre situazioni – è impossibile. Ricercare questa sicurezza è naturale, ma pensare di ottenerla è un’illusione. Come anche l’assenza di limiti: la filosofia del ‘no limits’ è sbagliata e pericolosa”.

Secondo l’alpinista, l’unica vera forma di sicurezza a cui si può ambire è qualcosa che va conquistato: “la sicurezza di cui possiamo disporre è tanto maggiore tanto più rinunciamo ai mezzi esterni e ci affidiamo alla nostra concentrazione, alla nostra esperienza. Quell’esperienza interiore che si forma solo attraverso un preliminare riconoscimento dei propri limiti”.

Questo atteggiamento di cui parla Gogna, non è nient’altro che l’umiltà. Non è un discorso astratto: “Umiltà vuol dire amore. In montagna deve esserci amore, perché l’amore è selettivo, comporta il fatto di prendere una decisone di fronte ad un’alternativa e in montagna è fondamentale farsi guidare dall’istinto, dall’amore: o sì o no”. A questo punto si chiude il cerchio e si torna ai temi da cui la riflessione era partita: la responsabilità e la libertà.

“La possibilità di usare il proprio istinto, conoscendo i propri limiti, per prendere una scelta in montagna. Solo dopo questo percorso si può parlare di responsabilità, di consapevolezza e soprattutto di libertà. Quel tipo di libertà che non significa fare ciò che si vuole, ma fare ciò che si è scelto, essendo consapevoli dei propri limiti”.

Beh non sarà stata una lezione di filosofia ma Kant sarebbe stato d’accordo.

M. V.

 

 

 

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