GRIGNA MERIDIONALE – Scontro e provocazione, questo sono diventate le nostre vette. Ora presunte superiorità o appartenenze vengono urlate a valle dai 2177 metri della Grignetta. Dibattito sui massimi sistemi, sui chi meriti e chi non sia degno, azione e reazione, opportunismo… e quei due ferri perpendicolari si prestano benissimo alla contesa.
Bandierine tibetane, madonne, croci. Se non piacciono le si strappano, rompono, abbattono. Una tesi quella del “farsi giustizia da soli” che sembra più un dispetto, un gioco tra pochi intimi amici-nemici. Una gara a chi più oltre si spinge. Più in alto non si può andare? L’asticella si sposta altrove.
Ma la montagna – si dice sempre – è di tutti. Di conseguenza nessuno deve sentirsi escluso dal gioco. E se la passione porta il guardiano della montagna, l’uomo che ne conosce ogni pietra e ogni sentiero, a posare nuovamente in piedi la croce sradicata che su di sé aveva attirato gli occhi del mondo, l’occasione resta ancora ghiotta per chi vuol’essere della partita.
Chiamiamolo secondo tempo. A mettere la freccia e superare tutti i contendenti arrivano di gran carriera i neofascisti brianzoli. Trapano e bulloni, la croce sofferente è tornata al suo posto e con essa sventola la propaganda.
Controinformazione. La parata nera a molti non è piaciuta. I più severi sono gli anarchici che dai loro canali tolgono il pelo ai “Lupi” rivelando la loro provenienza estremista. “Dietro la branca alpinistica di Lealtà e Azione, nata nel 2010 in Brianza, vi sono gli scissionisti del Ku Klux Klan. I loro simboli sono il teschio delle SS e la svastica a tre gambe“.
“Se qualcuno ci tiene così tanto alle croci da ringraziare fascisti di questo calibro vorrà dire che ne è complice, anche storicamente. Complice degli incendi ai rifugi del 1943-44, dei lager italiani e tedeschi, carnefice di Aushwitz e delle Fosse Ardeatine, boia di Valaperta e molto altro”.
C.C.