SCHERZI SESSUALI E NONNISMO? LA SENTENZA SUL POST DI IVAN INVERNIZZI DIPINGE UNA NAZIONALE DI BOB “INQUIETANTE”



LECCO – Una giovane atleta 18enne vittima di sportivi più grandi e arruolati nei corpi militari; fu per sostenerla che Ivan Ivernizzi denunciò pubblicamente l’ambiente subendo una causa per diffamazione dal loro ex commissario tecnico.

Già detto dell’assoluzione per Ivan Invernizzi, 29enne valsassinese ex atleta azzurro del bob, a giudizio per diffamazione a mezzo stampa dopo che su un portale di settore commentò dando giudizi sull’ambiente della nazionale di specialità, ora possiamo leggere nella loro interezza le motivazioni della sentenza attraverso la quale il giudice Nora Lisa Passoni del tribunale di Lecco definì il comportamento dello sportivo pienamente legittimo in quanto esercizio del diritto di critica garantito dalla Costituzione.

All’epoca dei fatti contestati, nel febbraio 2014, il valsassinese aveva già lasciato la nazionale italiana di bob da due anni, e fu in quel momento che commentò su Facebook una pubblicazione di un’altra giovane atleta della stessa disciplina, Lisa Pizzi, la quale si sfogava per la mancata partecipazione della propria squadra alle olimpiadi.

Ecco le parole di Invernizzi: “…ma la cosa più importante è la totale mancanza di igiene di questo ambiente. Ambiente caratterizzato da comportamenti che definire vili è un eufemismo, comportamenti totalmente tollerati e addirittura direttamente posti in essere dalla gestione del signor A.T. (Antonio Tartaglia, ndr) […] L’aspetto triste è che certe logiche sono proprie dell’ambiente del bob italiano e penso che anche il signor A.T. ne sia stato vittima per anni e si limiti a riprodurre ciò che ha conosciuto […] Il signor A.T. cercò in tutti i modi di mettermi in cattiva luce con i miei compagni francesi durante le tappe americane […] Più che denunciare a suo tempo la raccapricciante gestione di A.T. alla Fisi ed ora scrivere questa lettera non vedo cosa potrei fare. Il mio intento è quello di evitare al mio paese di essere rappresentato in questo modo ed ad altri giovani di venire scottato in questo ambiente. Ad oggi la nazionale di bob italiano mi sembra un’incubatrice di valori anti sportivi e anti sociali“.

L’Antonio Tartaglia citato, 50enne ed appuntato scelto dei carabinieri, ex bobbista professionista, vincitore della medaglia d’oro nella specialità a due con Günther Huber alle Olimpiadi di Nagano del 1998, fu commissario tecnico della nazionale di bob e il suo esonero coincise proprio col periodo dello sfogo della Pizzi e di Invernizzi; decise così di rivalersi in Tribunale sentendosi diffamato. Nelle pagine della sentenza vi è anche l’allusione che lo scritto di Invernizzi possa aver influito sulla rottura del rapporto professionale sebbene il giudice sottolinei che in merito non sia emersa alcuna prova. Anzi lo stesso Tartaglia non nega la circostanza di un caso di doping che potrebbe aver condizionato il suo rapporto con la nazionale.

Nel corso del processo Tartaglia non ha nemmeno escluso che nella squadra vi fossero episodi di “prese in giro tra compagni” o addirittura “scherzi sessuali ai danni di Lisa Pizzi“. A proposito di “tale inquietante circostanza – apre una parentesi il magistrato – si è avuta conferma che in occasione di un massaggio atletico, a sua insaputa Lisa Pizzi fu fotografata da due atleti i quali realizzarono un fotomontaggio ritraente costei parzialmente nuda ed uno dei due autori con un pene applicato ex post“. Fotomontaggio poi circolato nell’ambiente e divenuto motivo di scherno.

In aula Invernizzi ha fatto notare che Lisa Pizzi aveva circa 18 anni mentre le persone coinvolte negli scherzi erano “di almeno 10 anni più grandi di lei, in alcuni casi peraltro appartenenti alle forze dell’ordine“.

Infine, il valsassinese ha riportato di aver parlato con la giovane atleta di “problematiche legate al bullismo, a nonnismo, a omertà, scherzi con le uova…” e appunto del fotomontaggio citato. Rivendicando in questo modo la veridicità di quanto descritto nel post incriminato, e di averlo scritto anche per “sostenere moralmente Lisa Pizzi rispetto alla quale sentiva l’obbligo morale di fare qualcosa” poiché lui in prima persona si spese per coinvolgerla nel bob.

Considerato ciò, la corte ha escluso la rilevanza penale della denuncia di Ivan Ivernizzi: nelle parole espresse ha esercitato il diritto di critica, senza turpiloquio o espressioni ingiuriose, e a maggior ragione intervenendo in un contesto pertinente. Senza che mai, nel corso del dibattimento, arrivasse alcuna smentita agli episodi narrati.

Ma non solo: per il giudice Passoni il fatto che l’allenatore Tartaglia non ricordi episodi quali quelli occorsi a Lisa Pizzi “dimostra come non fu dato giusto peso ad un fatto increscioso che rende ancora più plausibile la critica espressa” dal valsassinese.

Per Invernizzi dunque è arrivata l’assoluzione perché “il fatto non costituisce reato” mentre l’ex commissario tecnico del bob azzurro esce dal processo da lui stesso intentato per proteggere la propria reputazione con un rimprovero del magistrato e una ricostruzione della sua nazionale non certo idilliaca.

Una vicenda comunque non è ancora chiusa perché da parte di Antonio Tartaglia permane in sede civile la richiesta di risarcimento danni da 50mila euro nei confronti del valsassinese.

Cesare Canepari
c.canepari@iperg.net

 

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