COE, DA SESSANT’ANNI IN CAMMINO NEL MONDO. L’ARCIVESCOVO DELPINI CELEBRA LA MESSA PER IL COMPLEANNO DELL’ASSOCIAZIONE



BARZIO – Messa solenne celebrata dall’arcivescovo della Diocesi di Milano nel giorno in cui il Coe di Barzio ricorda i sessant’anni del suo impegno nel mondo.

Monsignor Mario Delpini, guida della chiesa ambrosiana, non è voluto mancare al traguardo dell’associazione fondata da don Francesco Pedretti presiedendo la funzione accanto ai sacerdoti del territorio e ai prelati vicini all’associazione, in una chiesa di Sant’Alessandro gremita e animata dal coro Elikya.

Proprio a don Francesco è stata dedicata la mattinata prima dell’eucarestia, riproponendo alcuni suoi scritti a quasi vent’anni dalla pubblicazione de “Il volontariato è… Dagli appunti di Don Francesco Pedretti“.

Testi tratti dai suoi diari, dalle giornate di formazione dei volontari, dagli incontri con insegnanti, professionisti, registi, in Italia o con partner in Africa, in Asia e in America.


Nella sede barziese del Centro Orientamento Educativo intensa giornata di lavori anche quella di sabato, con riflessioni e confronti sugli scenari della cooperazione internazionale e del volontariato e focus sull’educazione e i media, tematiche sulle quali i volontari cattolici del Coe sono impegnati da decenni in diversi Paesi del pianeta.

 

Alla messa in Sant’Alessandro, il vescovo Mario nella sua omelia ha detto:

“La voce di Abele sale al cielo, è la voce del cuore devoto, sincero e libero che offre senza pretendere, che ama senza calcolare, che si dedica al bene senza aspettarsi applausi. È la voce dei semplici che trovano la loro gioia nel dare gioia. I miti non hanno programmi o strategie, pensano che sia meglio essere buoni, invece che prepotenti. Sono inermi di fronte alla violenza, ma non si lasciano scoraggiare dalle sconfitte. La voce di Abele è il sangue versato ingiustamente che chiede giustizia, ma non vendetta; è potente, ma non prepotente. È la voce della fede che parla ancora. Gli amici di Dio ascoltano la voce di Abele e si lasciano provocare dalle domande e svegliano il pensiero per disegnare i tratti di una storia diversa, buona, scritta insieme ai poveri, agli innocenti e ai miti. Così disturbano i potenti, con l’audacia di un sogno. Vogliamo ricordare don Francesco, di cui si è detto e si può dire molto, ma in questa Celebrazione può bastare ricordare che ha ascoltato la voce di Abele e ci ha convocati tutti per raccogliere il grido del sangue versato, per diventare anche noi protagonisti di una storia nuova”.

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