DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELL’OTTAVA DOMENICA DOPO PENTECOSTE



L’elogio della rettitudine di Gesù e del suo essere libero da ogni condizionamento, serve a farisei ed erodiani a mascherare l’inganno nel quale lo volevano trascinare. Gesù, consapevole della loro malizia e smascherandola, accetta la prova. Non era solo questione di pagare il tributo: si trattava di scegliere se stare con i collaborazionisti dei Romani, come gli erodiani, o seguire una linea di ribellione antiromana.

Gesù sfugge a questa scelta politica; non fa discorsi di principio sul diritto di ogni popolo ad essere libero e non dominato da altri. Nell’affermazione: “Date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”, certamente Gesù porta l’accento sulla seconda parte. Dirà a Pilato: “Il mio regno non è di questo mondo”.

Per il vero credente solo Dio è l’unico Signore.

Questo non vuol dire costringere altri ad aderire alla propria fede: Gesù vuole un’adesione libera, rispetta la libertà e la dignità di ogni persona. Ma è proprio l’autorità di Dio che sorregge l’autorità umana e al tempo stesso la limita. Dirà ancora a Pilato: “Non avresti alcun potere se non ti fosse stato dato dall’alto”.

Ogni volta che l’autorità umana (civile o religiosa o anche familiare) prevarica sull’autorità di Dio, vale la risposta data da Pietro al sommo sacerdote che imponeva agli apostoli di non annunciare Gesù: “Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini”.

Ma la parola di Gesù comprende anche il comando ad ubbidire alla legge degli uomini.
La distinzione fra le due autorità, civile e religiosa, non ci esonera, anzi ci impegna ancora di più anche a dare a Cesare quel che è di Cesare.

Nella Liturgia di oggi, San Paolo ci invita a rivolgere a Dio domande, suppliche e ringraziamenti per i governanti. C’è certamente una preghiera di parole e di sentimenti come siamo soliti esprimere a Dio; ma c’è anche una preghiera fatta della propria vita, del proprio impegno.

Chiediamoci:
• quale giustizia vissuta offriamo per e ai nostri governanti?
• quale testimonianza di onestà e di responsabilità civile offriamo per sollecitare anche loro ad avere cura del bene comune?

Vale anche qui l’esempio di Gesù davanti all’autorità civile:
• benché avesse diritto all’esenzione perché Figlio di Dio, pagò la tassa del tempio;
• davanti all’autorità romana non fu un rivoluzionario, ma tenne testa a Pilato con la forza della verità.


Don Gabriele
vicario parrocchiale

 

 

 

 

 

 

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