TURISMO: “IN FUGA DALLA CITTÀ”, I PRO E CONTRO DELL’ESTATE CHE VERRÀ



VALSASSINA – Non solo passeggiate e pic nic: nella prima settimana, e soprattutto nel primo weekend, di libertà negli spostamenti è scattata la ricerca di seconde case in vista dell’estate. Le incognite sugli sviluppi del contagio, le incertezze sul poter o no uscire dalla Lombardia, e poi le regole ancora da testare per spiagge e alberghi, oltre alle ristrettezze economiche dovute tanto al lockdown quanto alla ripartenza… Tutto sembra giocare a favore di località turistiche più abbordabili, quali la Valsassina. Ma la pandemia in poche settimane ha drasticamente cambiato molte cose, e un lungo pienone estivo potrebbe non portare solo vantaggi.

Considerate le premesse, il nostro territorio tornerebbe ad essere meta privilegiata per chi vive nell’area metropolitana, i cosiddetti “milanesi” in senso lato, ovvero i cittadini del capoluogo e del suo hinterland che fino a vent’anni fa garantivano seconde case aperte per tre mesi, strade e locali densamente popolati, fiumane di ragazzini e piazze piene.

Con tanti potenziali nuovi villeggianti in visita ai numerosissimi appartamenti sfitti, molti sono stati sfiorati dal pensiero di quegli anni di vacche grasse, definitivamente smagrite con la crisi del 2008 e sostituiti dal turismo “toccata e fuga”. Ma dopo tre mesi di convivenza con isolamento domiciliare, distanziamento sociale, autocertificazioni e precauzioni igieniche, per non parlare degli sguardi terrorizzati dietro alle mascherine dal solo eco di uno starnuto, è ovvio pensare che i prossimi mesi non saranno un remake dei fasti di un tempo. Tuttavia la calca di quell’epoca sembra davvero poter tornare. E allora come si dovrà affrontare la routine quotidiana se la popolazione crescesse esponenzialmente?

Il discorso sui pro è abbastanza intuitivo: più lavoro per tutti, l’auspicabile riscatto per le attività commerciali “non necessarie” costrette alla chiusura dalla fase più dura della pandemia, positivo anche il capitolo affitti sul quale in questi anni si sono spese parole e denari senza però raggiungere un vero rilancio.

Più delicato sarà affrontare i contro di un pienone che non potrà essere vissuto come vent’anni fa, o banalmente come le domeniche estive di bel tempo. Infatti, partendo proprio dalle attività commerciali, considerando le regole di distanziamento ancora in vigore, come potrà essere gestita una quantità di popolazione 3, 5, 10 volte superiore a quella del lockdown?

Ad esempio, come verranno gestite le code per gli alimentari e i supermercati? Ma così anche per il rischio assembramenti nei locali pubblici (un assaggio delle difficoltà si è già avuto la scorsa settimana). Poi vi sono i servizi da garantire, sempre condizionati dalle nuove pratiche di prudenza: raccolta dei rifiuti e pulizia di strade e luoghi pubblici, assistenza medica e squadre di soccorso, e ancora sicurezza e ordine pubblico.

Da non sottovalutare le criticità legate a infrastrutture e telecomunicazioni. Quanto traffico possono reggere le reti di telefonia e internet se “stressate” da smart working e streaming in quantità mai testata prima?

Inoltre l’estate è pur sempre tempo di vacanza, e la villeggiatura in Valsassina significa anche staccare dalla routine quotidiana. Come si prospetta l’offerta turistica, sportiva, ludica, culturale, d’intrattenimento, in queste anomale condizioni?

Sono preoccupazioni che aprono a domande a cui non è facile dare una risposta, una palla che spetta alla politica raccogliere. Le soluzioni tradizionali (un vigile e una ambulanza in più, un doppio giro di ritiro immondizia, staff di professionisti per l’intrattenimento…) non sono facilmente percorribili. Occorre invece ripensare radicalmente lo stile di vita e le regole di una intera comunità allargata, e in previsione di una “estate di piena”, va fatto in tempi brevi.

Cesare Canepari

 

 

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