DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA 5ª DOMENICA DOPO PENTECOSTE



La pagina di Luca, che oggi ci è proposta nel Vangelo, si inquadra nel viaggio di Gesù verso Gerusalemme dove tutto si sarebbe compiuto come aveva appena predetto agli apostoli: “Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini”.

Durante questo viaggio, Luca colloca gli incontri con questi 3 possibili discepoli: “possibili” perché non è detto l’esito finale.

Da notare come Gesù non fa e non promette nulla per accattivarsi la voglia di seguirlo: propone la sua radicale povertà, la rinuncia agli affetti più cari, la determinazione nel perseguire l’opera iniziata, che per Gesù è il compimento della volontà del Padre.

Del resto, Lui è sempre stato così fin da ragazzo: “Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo compiere la volontà del Padre mio?”.

Ciò che Gesù chiede, Lui lo vive in prima persona. Come avrà potuto maturare in alcuni la disponibilità a lasciare tutto per seguire Gesù? Cosa avranno visto in Lui?

È importante cercare di rispondere personalmente a questa domanda – restando sempre fedeli al Vangelo – perché a questo modo la figura di Gesù esce dal generico, prende particolare evidenza e può conquistare anche noi.

Ma è solo per alcuni o è per tutti l’invito a seguire Gesù dovunque vada, ovvero qualunque cosa chieda?

Non dimentichiamo che le prime cose che Gesù ci domanda sono quelle della nostra vita più ordinaria: negli impegni e negli affetti.

Lui stesso ha vissuto per 30 anni così: con una casa, un lavoro, una famiglia; ma la sua intenzione è sempre stata oltre e ha determinato tutta la sua vita.

Così:

–          la radicale povertà di Gesù ci impegna, come primo passo, all’onestà, alla giustizia, alla responsabilità nel compimento dei nostri doveri;

–          il metter Lui prima dei nostri affetti più cari, non vuol dire amare di meno i nostri familiari; tutt’altro;

–          ci chiede la fedeltà agli impegni assunti, dove non basta l’entusiasmo iniziale, ma va continuato anche per i doveri che ne derivano.

Ci è di conforto e di incoraggiamento ricordare quante volte Gesù ha colto, in queste normalità, esempi da proporre a tutti, come la fede del centurione con il servo malato, o l’obolo della vedova.


Don Gabriele

vicario parrocchiale

 

 

 

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