DON GABRIELE COMMENTA IL VANGELO DELLA 3ª DOMENICA DI AVVENTO



Il Vangelo di oggi parte dalla domanda che Giovanni Battista fa porre a Gesù da due dei propri discepoli: “Sei tu che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”, una domanda che raccoglie in sé anche i nostri dubbi e il nostro desiderio di certezza riguardo alla persona di Gesù. C’è che dice che Giovanni ha fatto porre questa domanda a Gesù per avere lui stesso la certezza che fosse il Messia; altri dicono che Giovanni inviò i suoi discepoli perché fossero loro ad essere confermati nella fede in Gesù.

In ogni caso Gesù si propone come “oltre” le attese che gli ebrei avevano di un Messia.

Gesù fa uno splendido elogio di Giovanni: “Fra i nati da donna nessuno è più grande di lui”, ma aggiunge: “ma il più piccolo nel Regno di Dio è più grande di lui”: con Giovanni si chiude il tempo antico, quello della promessa; ora la promessa è qui, “il Regno è in mezzo a voi”, è Gesù.

Significativo l’’episodio di quando Edith Stein, ebrea, disse che voleva farsi suora; sua madre le gridò: “Ma non si può essere religiosi anche nella nostra fede?”.

E la futura beata rispose: “Certamente, ma non quando si è conosciuto un Altro”.

E noi lo abbiamo davvero conosciuto questo Altro?

Tornando alla domanda iniziale, potremmo dire che Gesù risponde esponendo le proprie credenziali.

Anzitutto i miracoli che compiva: in seguito dirà ai Giudei che non credevano in lui: “Se non credete alle mie parole, credete almeno alle mie opere”.

Dopo aver elencato i miracoli che compiva, Gesù conclude dicendo: “Ai poveri è annunciata la buona notizia”.

Ci vuole un’assoluta limpidezza per avere il coraggio di annunciare il Vangelo ai poveri, quando tante volte il Vangelo è stato usato per tenerli sottomessi, e la religione usata come oppio dei popoli.

Gesù ha questa limpidezza assoluta e questo coraggio: il Vangelo è pieno di questo annuncio ai poveri e lui stesso si è messo povero fra i poveri: basti pensare alle beatitudini.

Possiamo raccogliere due indicazioni.

Anzitutto: Dio, come lo vediamo nella persona di Gesù come Messia, è sempre oltre il nostro modo di pensarlo secondo il buon senso: S.Paolo dirà che è “scandalo per i pagani e follia per i giudei”: se non percepiamo questo scandalo e follia, abbiamo inaridito la nostra fede.

La seconda indicazione sta nell’evangelizzare i poveri: i sazi di cose e di se stessi, non sono nella condizione di accogliere il Vangelo.

Se siamo così, a Natale ancora una volta diremo: “Il Natale non mi dice più niente”.

Don Gabriele
Vicario Parrocchiale

 

 

 

 

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