VALSASSINA – L’altra sera, in una zona impervia di bosco, è stato trovato uno zaino smarrito. Da quel ritrovamento è scattata un’importante operazione di ricerca, che ha visto l’impiego di volontari civili, tre squadre di soccorritori e Vigili del Fuoco.
Uno spiegamento di forze non indifferente, con decine di persone che hanno messo a rischio la propria sicurezza e dedicato ore del loro tempo per cercare di salvare una vita – che si presumeva potesse essere in pericolo.

In questa pagina alcune riflessioni da un noto giornalista locale e da un fungaiolo/cacciatore della zona, soffermandoci sul tema delicato del rapporto tra privacy e utilità di una comunicazione mirata da parte dei media.
Il giornalista osserva:
“Se dovessi esprimere un parere professionale e allo stesso tempo obiettivo, direi che una pubblicazione mirata, magari diffondendo la foto dello zaino rinvenuto, avrebbe potuto contribuire a recuperare informazioni utili sul proprietario. Certo, gli zaini possono sembrare tutti uguali, ma familiari, amici o conoscenti avrebbero potuto riconoscerlo e verificare immediatamente la presenza della persona cara a casa.
È vero che può risultare stressante, ma stiamo parlando di una possibile vita in pericolo. Conoscere il nome del proprietario, o anche solo il punto in cui era stata lasciata l’auto prima di addentrarsi nel bosco, avrebbe potuto restringere il campo della ricerca. E in certi casi, minuti o ore possono davvero fare la differenza”.
Il fungiatt interviene con pragmatismo:
“Certo, si è violata la privacy, ma se in cambio aumentano le probabilità di salvare una vita, io che vado spesso a funghi vorrei che si facesse tutto il possibile per trovarmi. A me della privacy non interessa niente, se sono là fuori che sto per crepare…”.
Il cronista riprende la parola:
“C’è però un altro lato della medaglia: e se durante una ricerca di questo tipo uno dei soccorritori si fosse fatto male, o peggio ancora? Chi li tutela in questi casi?
La responsabilità ricadrebbe sul fungaiolo che non ha avvisato nessuno di aver lasciato lo zaino nel bosco? O forse il problema è più ampio, e riguarda il fatto che si possano abbandonare effetti personali in luoghi simili, generando allarmi? Io stesso, trovando uno zaino pieno di funghi, avrei dato l’allarme senza esitazione. Ma è giusto interrogarsi sul confine tra prudenza, comunicazione e tutela dei soccorritori”.
Una serie di riflessioni che apre un dibattito importante: quanto la privacy debba essere protetta e quanto, invece, l’efficacia di un’informazione mirata possa realmente contribuire a salvare vite, evitando rischi inutili per chi presta soccorso.
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