Ad rivum eundem lupus agnusque venerant, siti compulsi.
Superior stabat lupus longeque inferiore agnus.
Tunc latro fauce improba…
Eh già, fin dai tempi antichi il lupo è sempre stato il cattivo per eccellenza, l’icona della cattiveria e, come per Fedro, ladro insaziabile.
Anche nei racconti della nostra infanzia la sua popolarità non ha certo mostrato crescita positiva, da I tre porcellini a Cappuccetto Rosso, passando per Il Lupo e i sette capretti.
Il mondo della musica non gli ha certo riservato trattamenti migliori sia nel repertorio classico, Pierino e il Lupo di Prokofiev, sia in quello leggero, Attenti al Lupo dell’indimenticabile Lucio.
Insomma, una tradizione di odio, segregazione e morti terribili, come si conviene al cattivo per antonomasia.
Quindi, cari lupi di Pagnona e della Valsassina tutta, siate pronti ad una dolorosa morte per fucilazione, sentenza di condanna già emessa e senza dibattimento; così è il destino del lupo: fatevene una ragione.
Però, però, mi sovviene giusto ora alla mente un altro ricordo, che risale al basso medioevo, quando tale Francesco da Assisi, pardon San Francesco, parlò al lupo che terrorizzava gli Eugubini, e lo rese mansueto.
Che coincidenza: il prossimo anno San Francesco tornerà ad essere festa nazionale! Evviva!
Magari potremmo invocare un suo intervento anche in Valsassina, chissà; e visto che San Francesco, sic dicitur, parlava anche agli uccelli, magari potrebbe suggerire a un Colombo di Pagnona di riporre la doppietta e valutare che le montagne non sono nostre ma sono di tutti gli animali, umani compresi, che ci vivono e ne godono dei frutti e delle bellezze.
Tranquillo lupo! Forse c’è speranza anche per te!!









