ACQUA PUBBLICA, TANTI VALSASSINESI PER L’AZIENDA SPECIALE: SCONFITTI



Presenti 51 dei 65 Comuni dell’assemblea d’ambito,non si è raggiunto un accordo a favore di una soluzione per la gestione dell’acqua, ma la prima linea di indirizzo è stata quella della bocciatura di una ipotesi gradita a molti Comuni del nostro territorio (quella della azienda speciale consortile, totalmente controllata dal pubblico). Alla conta, hanno prevalso i no (33) contro 18 sì tra i quali quelli dei sindaci di Premana, Barzio, Ballabio, Cremeno, Primaluna. Tra i no Moggio, Margno, Casargo e Morterone. Sul lago favorevole Mandello, contrari Abbadia, Lierna e Perledo, mentre Bellano era assente.

ASSEMBLEA DEI SINDACI ATO, PONTIGGIA ''PALADINO'' DELL'ACQUA PUBBLICAIl prossimo 31 gennaio si tornerà a discutere, non sembra però piacere troppo la soluzione della neonata Idroservice, "sponsorizzata" da LRH, potrebbe vincere l’affidamento "in house" a Idrolario – svuotata però della sua struttura.

Riuscire a seguirle le sfumature della politica… Prima ormai ad assemblea quasi iniziata vengono presentate quattro pagine da votare, poi diventano due. E’ andata così: ai 51 rappresentanti degli altrettanti Comuni in sala (quattordici sono gli assenti) viene distribuito un documento di quattro facciate. Una contiene una premessa di principi, le successive descrivono i tre soggetti a cui assegnare il servizio idrico, quella finale le criticità da tener d’occhio rispetto alle singole scelte. Una mossa per nulla gradita al rappresentante di Cernusco Lombardone che pubblicamente ha chiesto: chi le avesse redatte? il perché di una pappa fatta senza coinvolgere le amministrazioni locali. Dov’era la democrazia?

A votazione, su proposta del presidente dell’assemblea, il sindaco di Lecco Virginio Brivio, vengono poste solo le pagine che contengono  la rosa ristretta di tre soggetti alternativi a cui affidare il servizio: Idroservice in primis, oppure una nuova società o se proprio si deve a Idrolario. Esattamente in questo ordine, Idroservice, la società vincolata dal patto di assegnazione, è in capo alle preferenze degli estensori della proposta, come nel basket le hanno assegnato un bel A1, seguita da una nuova società da costituire A2. Idrolario invece naviga in B, insomma piace poco. Le facciate che contenevano l’impegno a non utilizzare la gara per l’assegnazione e quella tecnica sui possibili inciampi normativi, oplà sparite.

LA LETTERA/ACQUA PUBBLICA, ''OLTRE AL GESTORE ESISTONO ANCHE I LAVORATORI''In ogni caso l’assegnazione dovrebbe avvenire ‘in house’. Tutti hanno affermato di voler rispettare il risultato del referendum con il quale gli italiani a grandissima maggioranza si sono espressi per l’acqua pubblica e non oggetto di profitti. Ma poi la proposta di un’azienda speciale consortile, suggerimento avanzato dal Comitato dei cittadini che ha indetto il referendum è stata rigettata con una votazione specifica. Il computo provvisorio dice 33 no contro 18 favorevoli, numeri che potrebbero variare a causa della “Votazione troppo veloce”, come hanno lamentato le persone deputate a registrare le dichiarazioni. Sono soprattutto i Comuni di montagna, quelli dove l’acqua ‘si produce’ a preferire la soluzione più pubblica. Era comunque evidente la maggioranza dei contrari, condizionati dalla paura di rimanere ingessati dal patto di stabilità, il quale – secondo il Comitato dei cittadini– peserebbe pure sulla scelta in house, quella preferita dalla maggioranza dei sindaci.

L’alzata di scudi contro l’azienda speciale è provenuta soprattutto dai primi cittadini Pd e del centro sinistra, con molti del centro destra. Tra i dissidenti un sindaco di peso come il leghista Andrea Robbiani di Merate, che prima dell’assemblea ha cercato l’avvicinamento con il Comitato.

Dunque per sapere chi gestirà il servizio idrico nei prossimi nove anni dobbiamo attendere il 31 gennaio, perché un elemento così semplice come l’acqua è condizionato da un quadro normativo molto complesso, per non dire caotico, che prevede norme europee, norme nazionali e anche norme regionali, nel nostro caso lombarde. E i sindaci dovranno studiarsi bene la questione per coinvolgere i consigli comunali. La sensazione è che su un tema così delicato e tanto caro ai cittadini gli amministratori si siano fatti cogliere impreparati, tolte poche eccezioni.
 

SCHEDA TECNICA

Breve definizione del fenomeno dell’in house
Come è noto, l’espressione in house providing (usata per la prima volta in sede comunitaria nel Libro Bianco sugli appalti del 1998) identifica il fenomeno di "autoproduzione" di beni, servizi o lavori da parte della pubblica amministrazione: ciò accade quando quest’ultima acquisisce un bene o un servizio attingendoli all’interno della propria compagine organizzativa senza ricorrere a terzi tramite gara e dunque al mercato. Il modello si contrappone a quello dell‘outsourcing, o contracting out (la c.d. esternalizzazione), in cui la sfera pubblica si rivolge al privato, demandandogli il compito di produrre e /o fornire i beni e servizi necessari allo svolgimento della funzione amministrativa.

Testo tratto da http://www.giustizia-amministrativa.it/

Il contesto normativo entro cui le amministrazioni pubbliche si devono muovere è stato descritto in un articolo il Sole 24Ore sulle società pubbliche e l’in house

Sopra a sinistra il sindaco di Merate familiarizza con gli aderenti al ‘Comitato lecchese per l’acqua pubblica’, a destra la sala di primi cittadini, sotto il presidio dei cittadini prima dell’assemblea

 

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