TRA AQUILE E LEONI RAMPANTIIL LEONE DORATO DI LECCO



"Lecco, la principale di quelle terre, e che dà nome al territorio, giace poco discosto dal ponte, alla riva del lago, anzi viene in parte a trovarsi nel lago stesso , quando questo ingrossa: un gran borgo al giorno d’oggi, e che s’incammina a diventar città …." questa una delle descrizioni manzoniane della città. Vertice orientale del Triangolo Lariano è da sempre centro di grande richiamo per pittori, letterati e scienziati a partire da Leonardo da Vinci che, dopo aver indagato sui segreti geologici e studiato progetti per un canale navigabile verso il Lambro, si dilettò a riprodurre schizzi delle Grigne e della stessa conca di Lecco, da Stendhal ma soprattutto da Alessandro Manzoni vissuto nella villa di famiglia nel rione del Caleotto fino all’adolescenza.

Nel 1861 quando il Ministero degli Interni chiese a Lecco, come città regia, di trasmettere lo stemma in uso, venne inviato quello utilizzato da secoli e riprodotto negli “ Statuti di  Lecco” del 1592 e del 1669.  È lo stemma quindi della “Comunità Generale di Lecco” durata dal XIII secolo al 1757.  

Fu inviata al Ministero la documentazione richiesta sullo stemma comunale; nel 1924 la  Deputazione Provinciale di Como, che allora comprendeva i Circondari di Como, Varese e Lecco, chiedeva all’Ufficio Araldico la concessione di uno stemma provinciale formato dai tre stemmi di  Varese, Como e Lecco.  Come prova dell’uso antico dello stemma veniva inviata alla Giunta Permanente Araldica copia del frontespizio degli Statuti del XVII secolo. La richiesta venne accettata e nell’aprile dello stesso anno il Commissario Straordinario Raimondi avviava la pratica di riconoscimento dello stemma del  nuovo ente nato dalle annessioni a Lecco dei comuni di Castello sopra Lecco, di Rancio, di Laorca,  di S. Giovanni, di Acquate, di Germanedo e di parte del Comune di Maggianico, si trattava sempre dello stesso stemma in uso da almeno 500 anni.

Scudo partito cioè diviso in due campi uguali: nel primo campo vi è una croce rossa al campo d’argento, nel secondo un leone rampante d’oro al campo azzurro. Sullo scudo una corona comitale con 16 perle, di cui solo 9 visibili.  Lo scudo ha come tenenti due tritoni. 

La croce rossa in campo d’argento è la tipica croce guelfa o croce lombarda e compare negli stemmi  dei liberi Comuni del Nord Italia anti-imperiali e quindi guelfi.  Nei Comuni di parte imperiale, quindi ghibellini, compare invece la croce bianca in campo rosso, la croce ghibellina appunto, come è il caso di Como.

La croce rossa in campo d’argento è anche lo stemma del Milano e quindi, probabilmente, entrò in uso quando Lecco fece stabilmente stabilmente parte del Contado milanese (fine XIV secolo).  Il Leone rampante d’oro in campo azzurro in alcune versioni del XVI secolo è un leopardo illeonito, cioè sempre un leone ma con la testa di fronte, rampante come il leone e non passante come il leopardo.  Il Leone è il simbolo del Comune Popolare e ciò si accorda molto strettamente con la posizione politica della Lecco medievale, partigiana dei Torriani, Signori di Milano di parte popolare, la più  importante famiglia capitaneale del territorio.

Lo stemma non porta la tipica corona turrita di città ma, come Torino ad esempio e altre città sedi di antiche contee, la corona comitale.  Questo perché, da un punto di vista araldico, Lecco è contea fin dal IX secolo, quando era sede di una delle più antiche e potenti dinastie del Regno d’Italia, gli Attonidi di Lecco.

Anche dopo la morte dell’ultimo conte, Attone, nel 975 si mantenne sempre la dizione “Contea di Lecco”, che compare nel testo della Pace di Costanza (1183) e nel Trattato di Reggio (1185) e poi
negli Atti pubblici milanesi dei secoli successivi. I due tenenti , due Tritoni, sono figure molto rare in araldica e compaiono soltanto nel XVII secolo e, probabilmente, simboleggiano il lago su cui Lecco si affaccia.

 

fonte wikipedia – comune di Lecco

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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