DISASTRO DEL CICLAMINO: PER IL PERITO ”TUTTA COLPA DELLA STUFA A PELLET”



Secondo l’ingegner Massimo Maria Bardazza, sentito nel processo che vede imputati per omicidio colposo il marito della donna tragicamente scomparsa Roberto Floreano e Maurizio Beri che aveva procurato la stufa incriminata fu proprio l’impianto a pellet del tipo "Superior" e in particolare un tubo giudicato non a norma ad avere scatenato il rogo. Il consulente del Pubblico Ministero ha definito "altamente improbabili le altre due ipotesi di innesco emerse durante il processo", confermando dunque la tesi già affermata nell’incidente probatorio disposto a suo tempo.

Scartate dal tecnico cause alternative quali quella elettrica (possibile cortocircuito: "non c’erano cavi scoperti nella zona dell’incendio"), un’automobile andata a fuoco perché "un’auto può incendiarsi, ma in genere accade nell’immediatezza del suo utilizzo; quella rimasta distrutta in questo caso era invece ferma dalla sera prima ed è andata distrutta per irraggiamento, ovvero per la vicinanza alle fiamme". La maggiore e a questo punto unica "indiziata" è quindi la famosa stufa a pellet con un tubo di scarico non a norma: "Non era sicuro, e sotto di esso c’era un piano con contenitori di vernici e solventi infiammabili. Può essere che una favilla sia finita nel punto sbagliato, dando origine al rogo".

Il dibattimento è stato aggiornato al prossimo 2 dicembre quando sarà il turno dei legali del marito della vittima e del coimputato, oltre alle parti civili – la società proprietaria dell’immobile e i figli di Rosa Invernizzi.
 

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