BARZIO, IL COMUNE DUE VOLTE IN TRIBUNALE. CONTINUANO LE SAGHE DELL’ALPEGGIO DI BOBBIO E DELLA VILLA DI SORCÀ DA DEMOLIRE



BARZIO – Il Comune di Barzio nuovamente impegnato in azioni legali al Tar e davanti al Tribunale di Lecco, passi già previsti di due storie giudiziarie ampiamente note e discusse, e lungi dal vedere la parola fine. Sono di queste ore infatti le Determine con le quali l’Ufficio Tecnico di Palazzo Manzoni impegna rispettivamente 3.172 euro per la vicenda di Bobbio e 1.268 euro per la questione della Villa in località Sorcà a titolo di compenso per l’avvocato Claudio Linzola che patrocina l’ente guidato dal sindaco Giovanni Arrigoni Battaia di fronte ai magistrati.

La vicenda dell’alpeggio di Bobbio risale all’estate 2019, la prima dell’attuale amministrazione, quando i prati di “Bobbio di Dentro”, “Bobbio di Fuori” e “Pesciola” vennero assegnati a una grossa realtà piemontese, a danno di un piccolo allevatore di Pasturo, Nicola Milani, il quale, rilevando irregolarità nelle procedure, fece rivalere le sue ragioni di fronte al Tar. Ricorso accolto perché, stabilirono i giudici, i vincitori avrebbero dichiarato il falso in merito alle condanne penali.

Il Comune si vide dunque costretto a rimborsare le spese processuali (5.800 euro) al trentenne imprenditore valsassinese, ma riconfermò l’uso degli alpeggi alla Cooperativa Agricola Il Falco di Monterosso (Cuneo) forte del diritto di prelazione. L’allevatore però non è intenzionato ad arrendersi e, assistito dall’avvocato Maria Vittoria Sala, riconvoca in tribunale, nel capoluogo, il Comune. Da qui la necessità di un nuovo mandato all’avvocato Linzola.

Si trascina da ben più tempo la querelle della villa da abbattere, è infatti del 2001 il primo ricorso al TAR per ottenere l’annullamento delle concessioni edilizie in località Sorcà rilasciate all’epoca dal Comune, villetta costruita da un’impresa locale per una famiglia milanese ma “fuori dimensione” e dunque contestata a suon di carte da bollo da un vicino, il barziese Martino Gargenti. Nel 2014 il Consiglio di Stato diede ragione al vicino e il Comune, nel 2015, ordinò di demolire l’edificio, ma un ricorso in senso opposto portato avanti dai proprietari tenne letteralmente in piedi la casa. Il Tar si pronunciò confermando la necessità di demolire il costruito, i proprietari intentarono allora un altro ricorso, questa volta contro l’ordinanza di demolizione emessa dal Comune.

Eccoci dunque all’oggi, con il Comune di Barzio che affida nuovamente all’avvocato Linzola la difesa dell’ente al Tar di fronte alla famiglia Comaschi-Rigoldi.

Due vicende che si trascineranno ancora a lungo e che presumibilmente vedranno volatilizzare altro denaro pubblico.

C.C.

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