L’INFERNO RITROVATO: SUCCESSO IN SALA DON TICOZZI. PECCATO CHE DALLA VALLE..



C’era attesa per la proiezione della pellicola Inferno in Sala Don Ticozzi a Lecco e il pubblico non è certo rimasto deluso nel vedere il film, vero e proprio documento storico riscoperto dal Fondo Ambiente Italiano (FAI). L’inferno è stato girato più di un secolo fa ed è facile individuare il forte legame con la nostra provincia, molte scene sono state infatti ambientate proprio a casa nostra e, in particolare, è stata la Grigna ad essere individuata dai registi come location perfetta per far rivivere i gironi danteschi.

Un vero e proprio kolossal che già dalla produzione evidenziava numeri da record e, come introdotto dagli organizzatori del FAI Gianfranco Scotti e Luigi Rosci, preserva tutt’oggi numerosi spunti di interesse e curiosità. Su tutti il ricorso alla gestualità e alla teatralità degli attori, indispensabile nel cinema muto per sopperire all’assenza di dialoghi, ma anche la scelta di scritturare come protagonisti un Dante e un Virgilio che non fossero solo abili a recitare ma anche dei provetti scalatori, viste le numerose scene in quota. Ma anche la nota antropologica pare interessante: all’inizio del Novecento uomini e donne apparivano ‘in carne’ , robusti, tendenzialmente cifotici. Spalle molto larghe e leggermente incurvate come chi ha la schiena molto tonica nei maschi.

Tra i luoghi riconoscibili la zona del Melgone dove venne ricreato lo Stige, ai Resinelli invece i registi collocarono Minosse al Corno del Nibbio, mentre lungo la Traversata Bassa tra Pialeral e Resinelli Dante incontra Beatrice. Sullo sfondo la Grigna, costantemente ripresa e di richiamo per le malebolge della Divina Commedia.

Durante la proiezione il pubblico sorride, ammicca e, abituato ai ben diversi ritmi dei film moderni, si agita sulle poltroncine, ma le espressioni sono attente e concentrate a non perdersi nessun fotogramma di questa pellicola ritrovata. E così l’oretta di narrazione procede spedita tra la lettura fuori campo dei versi di Dante e qualche trucco cinematografico che ad oggi sarebbe improponibile, su tutti un Cerbero tutt’altro che terrificante e delle arpie che sembrano più galline che bestie demoniache. Quando le luci si riaccendono è un sincero applauso a rompere l’incantesimo e riportare tutti in sala.

Scarsa la partecipazione del pubblico valsassinese: attenuante da un lato la serata di lunedì in cui è avvenuta la proiezione, dall’altro la distanza tra la Valle e il capoluogo, ma se l’Inferno dovesse essere riproposto in Valsassina allora sì, non ci sarebbero più "scuse".

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