MARIA ROSA, BOBBIO 1874. IL RICORDO DELLA PASTORELLA RAPITA DAL TEMPORALE



Maria Rosa d’anni 14 colpita da un fulmine il 10 luglio 1874”. Così è scritto sulla croce piantata nel blocco roccioso che solitario spicca nel pianoro delle baite di dentro.Di lei si conosce solo ciò che è riportato nel certificato di morte depositato al comune di Barzio nella mattina successiva. Maria Rosa era ”nata a Vigevano, domiciliata a Barzio, di professione bergamina”. Trascorreva l’estate in alpeggio badando alle bestie della famiglia, e perse la vita alle nove della sera del 10 luglio colpita da un fulmine.

La triste sorte della giovane pastorella colpì particolarmente gli alpeggiatori e i barziesi dell’epoca, tanto che si decise di omaggiarla con un monumento semplice ma allo stesso tempo significativo.
 
Dopo 140 anni il sasso e la croce sono ancora lì, nonostante i grossi mutamenti che non molti anni fa hanno stravolto l’aspetto dei Piani di Bobbio. Di tutto questo parla il volume del barziese Martino Gargenti che dalla croce alla memoria di Maria Rosa traccia il profilo di una montagna che oggi non esiste più.
 
Dopo i lavori per le nuove piste da sci a metà anni Novanta i prati costellati di massi, gli accesi colori della vegetazione e le numerosissime marmotte hanno lasciato il posto ad un verde artefatto, una monotona distesa di graminacee, e varie specie di insetti mai viste prima in quei luoghi.
 
”Nel centro di questo devastante rifacimento del suolo erboso che ha cambiato al vegetazione e i lineamenti dello stesso terreno, si è avuta tanta difficoltà, timore e paura a toccare quel blocco roccioso dove Maria Rosa da oltre un secolo difendendosi da temporali, gelidi inverni e abbondanti nevicate era arrivata ai tempi nostro con un poco di ruggine, scoprendosi inaspettatamente vulnerabile”.

 

Ruspe e scavatori che per mesi avevano travolto, distrutto, sdradicato e seppellito qualsiasi cosa che ostavolava la loro avanzata, di fronte a Maria Rosa battevano irrimediabilmente in ritirata lasciando quella croce svettare e quasi sventolare vittoriosa come una bandiera in cima a quel blocco roccioso. L’ambizione e l’avidità dell’uomo quel giorno si era finalmente fermata davanti a qualcuno che aveva perso la vita prima di incominciarla”.

 
Il ricordo di Maria Rosa si fonde così con la memoria di una montagna ancora candida, edenica, di quando spettava alle popolazioni alpine adattarsi alla natura e non alla natura piegarsi alle esigenze dell’uomo.

Il monumento a Maria Rosa è diventato col trascorrere delle stagioni un monumento a Bobbio.

 
 
Chi ti ha lasciato un fiore
chi una lacrima o una preghiera
chi si scorda di te scorda se stesso.
 
 
(Immagini e citazioni tratte da: Martino Gargenti, Maria Rosa 10 Luglio 1874, 2007)
 
 
 

Sopra a destra: ”Il Fulmine”, dipinto di Martino Giovanni Gargenti, caduto per la libertà il 21 febbraio 1944 ai Piani di Bobbio località Pesciola.


Sotto
: traccia lasciata da un fulmine nei pressi della stazione di arrivo della seggiovia Orscellera.
In fondo: operazioni di sbancamento ai Piani di Bobbio nei pressi delle ‘baite di dentro’ nel 1997.
 
 
 
 
 
 

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