LA FINESTRA/WOODY ALLEN, FRANCIS SCOTT FITZGERALD E “THE WALL” DEI PINK FLOYD



Come ogni domenica, anche oggi dedichiamo uno spazio all’interno del nostro giornale alla cultura, segnalando ai lettori gli articoli più interessanti della nostra pagina culturale, Il fascino degli intellettuali.

Woody Allen, la genialità di una mente ironica

Kirsten Stewart sorride mentre alza gli occhi al cielo tracciando con lo sguardo un solco invisibile in senso orario. È circondata da coriandoli e bicchieri di champagne, tutta sorrisi e baci d’auguri. Da un’altra parte, più o meno lontano, c’è Jesse Eisenberg, in smoking bianco e moglie bionda al seguito, palloncini ai lati del locale e mani che applaudono a una fine e a un buon principio. È Capodanno, la gente che si ama festeggia senza amore, bacia una bocca che sa di abitudine e sfiora una guancia che vorrebbe diversa. Café Society finisce come Basta che funzioni, solo un po’ più più mesto, un po’ malinconico, meno pungente e assai più rétro. Il sipario viene calato a mo’ di titoli di coda, si chiudano le luci e inizi il dibatto su quanto Woody Allen sia ancora oggi Woody Allen.

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Francis Scott Fitzgerald, sulle ali di una farfalla

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Da quando Woody Allen ha girato Midnight in Paris tutti sembrano conoscere alla perfezione Francis Scott Fitzgerald. Conoscono gli anni ’20 come fosse la propria epoca, indossano cloche e frontini di piume, fumano sigarette col bocchino, bevono whisky con altri uomini ingessati in tuba e ghette. Poi è arrivato Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann, con un Leonardo Di Caprio dal carisma indiscusso capace di far innamorare anche la più convinta nostalgica del Robert Redford 1974. Peccato che ci fosse la musica di Jay-Z a cozzare con l’età del jazz, che Carey Mulligan fosse piuttosto inadeguata a interpretare la vanesia Daisy e che tutta l’atmosfera del romanzo risultasse falsata dal luccichio sfrenato di lustrini e paillettes anni ’90 più che ’20.

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The Wall, a 37 anni dall’uscita

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The Wall è uno di quei dischi che tutti hanno sentito almeno una volta. Il ritornello «All in all it’s just another brick in the wall» dice qualcosa anche alle orecchie più musicalmente avulse, anche a chi crede che Pink Floyd sia il nome di un profumo per signora; perfino a chi considera Radio Italia l’apice della divulgazione musicale mondiale. Una volta bypassata – si spera senza troppi traumi – questa parte di pubblico inconsapevole e involontario, arriviamo al dunque. The Wall è un capolavoro. Lungo le 26 tracce di questo doppio album uscito il 30 novembre 1979 si esprime una sinestesia di vibrazioni acustiche ed emotive che raccontano una storia che racconta mille altre storie.

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