Tra qualche mese Valsassinanews “compirà” dieci anni. Ma la notizia non è questa. Il fatto è che ormai da un decennio – e limitandoci solo alla breve vita di questo quotidiano on line – ci capita di scrivere con una certa costanza (ne faremmo volentieri a meno, credeteci) di “caos viabilistico“, “chiusure improvvise“, “mancata organizzazione tra gli enti preposti” e via di questo passo, sempre in materia di traffico code e circolazione.
A dirla tutta, spulciando nel nostro archivio si è palesato un altro fatto: alla faccia di chi pensa che il progresso sia un fatto legato al tempo e che dunque via via che si procede le cose siano destinate a migliorare, ci accorgiamo che per le nostre povere strade in realtà la situazione va peggiorando e sempre più spesso, invece, i giornali e dunque pure noi trattano di casini inenarrabili nei quali – ovvio – il disagio maggiore è quello dei pendolari, delle ditte, di chi sui mezzi di trasporto passa già fin troppa parte del proprio prezioso tempo.
E allora se l’ANAS dispone senza alcun peavviso la chiusura della nuova Lecco-Ballabio perché la Polstrada deve “compiere dei rilievi” (alle 11 del mattino di un giorno feriale???), se la cosa coglie di sorpresa non solo il Comune di Lecco e quello di Ballabio – ai due capi della “vecchia” strada – ma pure la Prefettura che, ci hanno insegnato, ha un ruolo di coordinamento di quanto accade sul territorio di una provincia, non ne sa nulla; se tutto questo non è un fatto isolato ma si ripropone dopo episodi precedenti e naturalmente comporta stress a centinaia se non migliaia di persone, per non parlare di inquinamento da code ferme e quant’altro; se palesemente mancano risposte ma non vi è nemmeno uno straccio di “autorità preposta” che si prenda la briga di dire qualcosa in maeria (scusarsi no, sarebbe fin troppo…); se il teatrino prosegue e noi siamo sempre più incazzati, scatta inevitabile la reazione. Populista ma obbligata.
Quello scatto che, colto in una discussione con dei lettori, ci fa “acquisire” e dunque doverosamente riproporre il quesito – anzi I quesiti – del popolo: “Ma tutta ‘sta gente, la paghiamo? E quanto la paghiamo? E se sbaglia, come sbaglia, in un ruolo pubblico, verrà mai sanzionata? Come, quanto, su che base?”.
A chiudere così un editoriale si rischia davvero la figura dei demagoghi. E quindi, sai che fa VN? Dalla prossima settimana il vostro giornale pubblicherà gli stipendi di tutti coloro i quali hanno un ruolo in questo costante, immenso, pesantissimo scassamento di quel che non serve precisare ma ha forma sferica e va solitamente in coppia, nel corpo dell’uomo medio.
Perché poi (scusate la deriva “pop”), in assenza di uno scatto d’orgoglio di lorsignori e soprattutto di un qualche intervento dall’alto, ci si potrà almeno divertire a calcolare quanto ci costa stare in coda, scoprire che nessuno ti ha avvisato, apprendere per caso di un nuovo misterioso lavoro in galleria, telefonare a casa per avvisare che boh, chissà quando arriveremo ecc ecc…
Magra consolazione, ma un po’ liberatoria.
E comunque sempre meglio che ingoiare e basta.
VN