CANNABIS LEGALE, UN BUSINESS CHE NON CONOSCE CRISI



Nonostante la crisi che ha investito l’economia mondiale, ci sono alcuni business che hanno prosperato. In questo novero, è possibile citare indubbiamente il mondo della cannabis legale.

Per comprendere a fondo i numeri del presente – e soprattutto quelli del futuro – non devi fare altro che seguirci nella lettura di questo articolo.

Cannabis legale, i numeri nel 2021

Per quanto riguarda l’Italia, il 2021 è un anno a dir poco positivo per la cannabis light legale. Il settore, che occupa più di 10mila persone nel Bel Paese, ha chiuso il 2020 con un giro d’affari sbalorditivo, superiore ai 100 milioni di euro.

Cifre molto interessante se si pensa che stiamo parlando di un business molto giovane. Per rendersi conto di quanto, basta rammentare che è tutto partito con l’entrata in vigore, nel gennaio 2017, della Legge 242/2016, testo normativo redatto con lo scopo di valorizzare il carattere sostenibile della canapa.

Grazie a questa legge, che è ancora perfettibile sotto diversi aspetti, nel nostro Paese è stato possibile assistere a una vera e propria rivoluzione. Fino ad allora, infatti, la parola “cannabis” era associata soltanto a illegalità e percorsi terapeutici destinati ai malati terminali.

Oggi come oggi, ribadiamo, si parla tantissimo di cannabis light legale, ossia della pianta caratterizzata da una percentuale bassissima di THC, mai superiore allo 0,2% (0,6 per essere precisi, dato che il legislatore ha messo in primo piano quella che, a tutti gli effetti, è una soglia di tolleranza legata al fatto che, in alcuni casi, è oggettivamente difficile per i produttori mantenere la prima percentuale ricordata).

Il business della cannabis light, che ha attirato anche grandi nomi dello spettacolo come J Ax e Fabrizio Corona, da allora è cresciuto tantissimo. Uscendo un attimo dall’Italia e guardando al mercato globale, si prospetta, entro il 2026, il raggiungimento di un giro d’affari superiore agli 1,4 miliardi di dollari.

Cannabis light, olio di CBD e non solo

Quando si guarda più da vicino al business della cannabis light, è doveroso ricordare che tra i prodotti più apprezzati rientra l’olio di CBD, considerato un valido rimedio naturale contro una problematica con la quale troppe persone hanno a che fare, ossia l’insonnia.

Attenzione, però: oltre al suo innegabile successo commerciale, c’è un mondo a dir poco ricco di alternative. Giusto per ricordare alcune tra le più importanti, citiamo gli abiti e gli accessori realizzati con fibra di canapa.

Quest’ultima è nota per essere tra le più sostenibili in assoluto. Richiede, per esempio, molta meno acqua del cotone per crescere e prolifera anche in condizioni apparentemente sfavorevoli, il che permette di annoverarla nell’elenco delle piante resilienti.

Sulla scia dell’esempio di grandi brand della moda – p.e. Levi’s – diversi piccoli produttori attivi nel mondo fashion hanno iniziato a focalizzarsi sull’utilizzo della fibra di canapa. A far salire i numeri di questo business ci ha pensato la consapevolezza sempre più forte dell’impatto ambientale delle nostre azioni (aspetto che sentiamo maggiormente da quando è scoppiata l’emergenza sanitaria).

Non c’è che dire: quello della cannabis light legale è un business che ha rivoluzionato e continuerà a rivoluzionare l’economia italiana. Ormai parte della nostra quotidianità, questi prodotti vengono consegnati attraverso servizi di delivery ad hoc messi a punto dagli imprenditori che, con l’inizio della quarantena a marzo 2020, si sono trovati, da un giorno all’altro, a far fronte a un volume di richieste mai visto prima e all’ovvia necessità di distinguersi dai competitor.

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