MILLE PECORE IN “PASCOLO VAGANTE”, DA PRIMALUNA A OMBREGA E OGGI ALL’ALPE DOLCIGO. VIDEO, FOTO E INTERVISTA AL PASTORE



VALSASSINA – Dal 6 giugno sui monti valsassinesi pascola un gregge di pecore di mille capi, proveniente dalla Brianza.

Arnaldo Beccalli, 60enne di Nibionno è il pastore che con due aiutanti e una decina di cani accudisce gli ovini in alta quota. Giunti a Primaluna in camion gli ovini si sono diretti a Ombrega, e in questi giorni si trovano all’Alpe Dolcigo.

Le pecore pascolano i terreni in pendenza degli alpeggi, dove i bovini non arrivano.

“Ho in gestione i terreni più alti degli alpeggi – racconta Arnaldo – il mio gregge bruca le erbe e gli arbusti che i bovini non mangiano. Gli alpeggiatori sono contenti del mio gregge perché contribuisce a mantenere puliti i terreni più difficili da raggiungere dalle mandrie, in questo modo si impedisce alle sterpaglie di progredire”.

La pratica del pascolo vagante è molto apprezzata in quanto fa risparmiare manodopera per la pulizia dei pascoli meno agibili, è un buon sistema per il mantenimento della pulizia.

Di notte dove dormite?
“Durante la notte siamo ospitati negli alpeggi, adesso siamo da Walter Vitali all’ Alpe Dolcigo”.

Nel gregge ci sono altri animali oltre alle pecore?
“Abbiamo una quarantina di capre e una decina di cani che ci aiutano ad accudire il gregge. Ultimamente stiamo introducendo il pastore maremmano abruzzese per tutelarci contro eventuali attacchi dei lupi”.

Quanto dura la monticazione?
“Per tre mesi ci spostiamo continuamente sulle montagne. Siamo giunti a Primaluna con il camion e termineremo ancora lì per fare ritorno in Brianza”.

Qual è il percorso delle pecore in Valsassina?
“Il giorno che si arriva a Primaluna si sale dal sentiero di Olino, 1.100 metri di dislivello, ci impiego un giorno perché gli animali hanno il passo lento; arriviamo alla bocchetta di Olino e scendo ad Ombrega e Sasso dirotto. Rimango lì con il gregge fino quando c ‘è erba poi in cima passo attraverso la Cornagiana (che sarebbe Abbio), arrivo in località Laghitt, una cima che fa parte di tre alpeggi, Barconcelli, Artino e Biandino. Rimango li un paio di giorni, a seconda di quello che c’è da brucare, poi scendo ad Artino, per 15 o 20 giorni, dipende sempre dagli anni, dalla vegetazione che c’è e dalle manze che ci sono – se mangiano l’erba o se fanno le pecore”.

“Successivamente mi sposto a Varrone, sto qualche giorno dietro il rifugio poi salgo all’alpe Lareggio, finito lì ritorno in zona Casera Vecchia di Varrone. Le pecore finiscono la pulizia dei pascoli che non hanno brucato le vacche e per questo mi metto d’accordo con i malgari di Varrone, poi vado al Lago di Inferno, per due o tre giorni, a seconda dell’erba che c’è, attraverso il passo di Piazzocco, entro nell’alpe Sasso e Val Biandino e lì con le pecore si passano tutte le sponde fino a Santa Rita e mi ricongiungo con Artino, per terminare quello che hanno lasciato le manze, poi ritorno a Ombrega, Alpe Docigo e a settembre ridiscendo fino a Primaluna per il rientro in Brianza”.

Una volta giunto in pianura il gregge si divide?
“Si sverna in Brianza a girovagare nei pascoli autunnali fino alla primavera quando si tornerà sui monti della Valsassina”.

M. A.

 

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