IL DOMENICALE DI R.B./NON CI SONO PIÙ I MAESTRI DI UNA VOLTA



Molto da apprendere ancora tu hai”
(Yoda, Gran Maestro del Consiglio Jedi
L’attacco dei cloni – 2002 )


Lo ammetto: poche idee e confuse. Oppure troppe e altrettanto ambigue.

Fosse per me lascerei perdere e passerei subito al “buona domenica” senza passare dal via evitando così, per quel che mi riguarda, il rischio di perdermi in un bosco di ovvietà e, per quel che invece riguarda voialtri, tempo prezioso da dedicare a santificare il dì di festa.

Per cui, come ho già avuto occasione di scrivere in passato, se volete, abbandonate subito questa pagina ed occupatevi di altro.

A chi rimane, invece, annuncio che ho deciso di passare subito all’ultimo punto dell’ordine del giorno dei due previsti per oggi.

Quindi, vai con il punto 2 (il primo lo scopriremo solo leggendo), l’inevitabile “varie ed eventuali”.

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L’altra mattina incontro uno che conosco. Ha fatto il sindaco da queste parti ed è impegnato ancora in una amministrazione.

“Come va?” gli chiedo.

“Vedremo” mi risponde invero piuttosto ermeticamente.

elezioni-votoIntuisco che parla di domenica prossima per cui butto là un “eh già” piuttosto scontato, così, tanto per non lasciar cadere il bicchiere mezzo pieno in terra e doverlo poi raccogliere con la scopa del dubbio.

Lui, però, ci sta e si confida.

“Ho incontrato uno che si candida – mi dice – e quando mi ha visto mi ha detto: è un po’ che non ti vedevo. Sai cosa gli ho risposto?”

Sono curioso.

“A dire la verità anch’io è un bel po’ che non ti vedevo da queste parti”.

Spada o fioretto? In ogni caso, come si dice, “touché” (sperando che l’accento sia al posto giusto).

Oppure, tanto per tornare indietro di sette giorni, l’infinita diatriba tra Qualcuno e Nessuno?

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Martedì trovo il Pucci e, dopo essermi fatto raccontare le meraviglie del carnevale della sua Schignano, gli chiedo un giudizio sull’ultimo domenicale.

il mio nome è nessuno scritta inglese“Non mi è piaciuto” afferma evidenziando un chiaro timore di pugnalarmi alle spalle “questa volta non mi è proprio piaciuto”.

Accetto il giudizio, non posso fare altrimenti. Ed apprezzo la sincerità. Avrebbe potuto girarci intorno, dirmi che non l’aveva ancora visto, oppure che l’aveva letto ma velocemente.

Invece.

Peccato, però: sono stato lì ad inventarmi di uno che faccio scendere dal manifesto per portarlo in giro a vedere come realmente è la Valle vista da quella che io ritengo (se a torto o a ragione forse faremo un sondaggio più avanti) la prospettiva migliore, suggerendo di parlare un po’ anche dell’ambiente e al Pucci (perbacco!) non è piaciuto.

Due più due: ho il dubbio che sia piaciuto a Nessuno.

O magari sto sbagliando e Qualcuno lo ha apprezzato?

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BOSCAGLI IN MONTAGNASul libro delle facce inciampo casualmente in un video dove vedo un Qualcuno che ha deciso di fiondarsi in cima alla montagna per descrivere quel che c’è intorno e dall’alto ragionare sul territorio che spesso e volentieri ha dimostrato e dimostra di amare.

Ora, non so se questo Qualcuno ha letto la storia raccontata domenica scorsa da Nessuno: certo che ho trovato il suo gesto molto somigliante a quello mal descritto dall’R.B., illustrazione degli orizzonti compresa.

Se siete fra i 4.200 che l’hanno letto, ed avete la compassione di ricordarvelo, cercate questo video e poi mi direte.

Ti faccio gli auguri, signor Qualcuno che sei stato là in alto, e che le nostre montagne ti portino fortuna.

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Adesso, però, terminate le varie ed ultimate anche le eventuali, lasciatemi sfruttare questo spazio per trattare del punto uno dell’ordine del giorno che poi sarebbero due cosette che ho da dire all’Erik.

Non devi fare così. Non puoi pubblicare quei filmati. Non puoi far tornare giovane così tanta gente. Non puoi far accendere le lacrime in questo modo.

No, caro Erik, non puoi scatenare il Paradiso, non vale. Scusa, ma te lo dovevo proprio dire.

I maestri che escono uno a uno dalla scuola, il Pierino Denti che li nomina con solennità papale (“Maestro” e quel che segue), loro che si fermano, guardano in alto, si mettono gli sci in spalla e si avviano apparentemente verso il nulla come fossero gladiatori in procinto di salire sul proscenio di un Colosseo di neve.

BETULLE MAESTRO OLDEd avrete certamente notato, caro Erik e cara tutta l’altra bella gente che quegli anni li ha tatuati invisibilmente sulla pelle e nel cuore, che quando esce l’Agnese la cinepresa si sposta con naturalezza esemplare e va a seguirla mentre chi è lì intorno ne osserva la falcata imperiosa ed elegante, precisa identica a quella di una star di Hollywood sul tappeto rosso che precede il palco degli Oscar.

Mancava solo l’applauso. Ma gliel’ho fatto io, non preoccuparti, a costo di sembrare un deficiente davanti al Samsung.

No, caro Erik, non hai il diritto di aprirmi tutti gli armadi che ho in spazzacà e scombinarmi tutti i cassetti facendomi rivedere alcuni dei miei eroi di un tempo, il tuo papà su tutti (un altro era l’inimitabile e mitico Alfredo Monti).

Sì, proprio il Gian che un giorno mi portò con la BMW a Introbio e poi squadrandomi come solo lui sapeva fare disse “Adesso torniamo indietro, ma fino a Margno guidi tu”, fidandosi incoscientemente di uno che come esperienza motociclistica aveva avuto solo quella del culo su una Vespa.

Si sono aperti tutti, ma proprio tutti, quei cassetti, lo sai? Quello della memoria, quello dell’età, quello della nostalgia, quello della gioia, quello della tristezza, quello del dolore, quello della felicità, quello dell’amore. Anche quello del rimpianto, perché negarlo?

Tutto per aria, e adesso ci vorrà un secolo per rimetterli a posto. Ma non ho più così tanto tempo per riassettare, per cui qualcosa resterà inevitabilmente disperso nella confusione di una mente poco avvezza ad essere ordinata.

Hai colpito duro, caro amico mio, ma ti perdono.

In fondo, se o non sei il Gran Ciambellano dell’Ordine dei Guardiani del penultimo Paradiso?

E poi, visto che a questo punto saremo rimasti io e te soli a leggerci questo domenicale, possiamo dircelo francamente e senza timore.

Non ci sono più i maestri di una volta.

Buona domenica.

 

 

 

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